Utopia di Andrew Grima per Omega (1969): quando il tempo diventa scultura

01 Giugno, 2025
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Nel 1969, in un’epoca sospesa tra l’eredità del Modernismo e l’esplosione di visioni utopiche legate alla conquista dello spazio, il designer anglo-italiano Andrew Grima concepisce Utopia, uno dei 55 orologi nati dalla collaborazione con Omega per la collezione About Time. Ma più che un orologio, Utopia è una piccola architettura da polso: una scultura che sfida la funzione, rivelando l’ora solo in un secondo momento, con la stessa discrezione con cui si svela un'opera d'arte.

Il concept “Utopia” nasce come gesto di astrazione estrema: la cassa monolitica, il cinturino che si piega come un nastro architettonico, la lettura dell’ora ridotta a un’essenza silenziosa. Questo schizzo ne rivela l’intuizione progettuale più pura.

Grima, già celebre per i suoi gioielli brutalisti e organici, trasporta la sua cifra espressiva nel microcosmo dell’orologeria, smaterializzando il quadrante, rifiutando il decoro convenzionale e scegliendo al contrario la via della matericità astratta: oro, superfici cesellate a mano, forme monolitiche.

L’orologio come architettura

“Utopia” è un nome eloquente. Questo oggetto esce dalla cronologia del design industriale per affermarsi come forma simbolica, più vicina alla scultura di Arp o alle architetture plastiche di Paul Rudolph che al razionalismo funzionalista. È l'orologio di chi non vuole controllare il tempo, ma piuttosto abitarlo.

Da architetto, ciò che colpisce è la volumetria compatta, la tridimensionalità del corpo, il modo in cui luce e ombra costruiscono una narrazione tattile e visiva. Utopia sfugge alla riproducibilità tecnica per riaffermare l’unicità del gesto progettuale. È un pezzo da contemplare prima ancora che da indossare.

Un’estetica del tempo come materia

Grima immaginava l'orologio come un'estensione del corpo e della personalità, e in questo senso Utopia porta con sé una carica quasi totemica: non misura il tempo, ma lo trattiene. È figlio di un’epoca che concepisce la tecnologia con un immaginario mitico, in cui Omega – proprio in quegli anni – manda il primo orologio sulla Luna.

In questo senso, “Utopia” appare come un paradosso perfetto: mentre l’uomo misura il tempo con precisione atomica, Grima lo avvolge in una forma enigmatica, minerale, silenziosa.

Il designer

Andrew Grima (1921–2007) è stato uno dei più influenti designer di gioielli del XX secolo, spesso definito il “padre del gioiello moderno” in Gran Bretagna. Nato a Roma da padre maltese e madre italiana, si trasferì a Londra all'età di cinque anni. Dopo aver studiato ingegneria meccanica all'Università di Nottingham e aver servito nell'Esercito Reale durante la Seconda Guerra Mondiale, iniziò a lavorare nell'azienda di gioielli del suocero, la Haller Jewellery Company, dove scoprì la sua passione per il design.

Un linguaggio scultoreo e rivoluzionario

Grima era completamente autodidatta nel campo del gioiello, il che gli permise di sviluppare uno stile unico, lontano dai canoni tradizionali. Le sue creazioni si distinguevano per l'uso di forme astratte, texture organiche e materiali non convenzionali, come pietre semipreziose grezze e oro testurizzato. Questa estetica innovativa attirò l'attenzione di celebrità e membri della famiglia reale britannica, tra cui la regina Elisabetta II e la principessa Margaret.

La collaborazione con Omega: la collezione About Time

Nel 1969, Omega commissionò a Grima la creazione della collezione di orologi About Time, composta da 55 pezzi unici. Questi orologi erano veri e propri gioielli scultorei, spesso privi di loghi o numeri, con quadranti nascosti dietro gemme tagliate su misura. Grima impose che ogni orologio fosse realizzato a mano a Londra e successivamente inviato in Svizzera per l'installazione del movimento, sottolineando l'importanza dell'artigianalità nel processo creativo.

Eredità e influenza

Grima è stato l'unico gioielliere a ricevere il Duke of Edinburgh Prize for Elegant Design e ha vinto 13 De Beers Diamonds International Awards, un record nel settore. Le sue opere sono esposte in musei prestigiosi come il Victoria & Albert Museum e continuano a influenzare designer contemporanei. Oggi, la sua eredità è portata avanti dalla moglie Jojo e dalla figlia Francesca, che proseguono la tradizione di creare pezzi unici nel laboratorio di famiglia.

In sintesi, Andrew Grima ha trasformato il concetto di gioiello da semplice ornamento a espressione artistica, lasciando un'impronta indelebile nel mondo del design.

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Mario Toraldo - architetto
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