
Un progetto di Ekhi Busquet e Matthieu Vergote tra ironia, impegno e sole mediterraneo
Sulla sabbia rovente, tra scogli e riflessi marini, compaiono degli ombrelloni inaspettati. Non tanto per la forma – pur sempre circolare e familiare – ma per il modo in cui questa forma viene letta: un seno. Sì, un capezzolo rosa al centro di una tela chiara, a ricordare con ironia e tenerezza la forza iconica del corpo femminile.
I parasole disegnati da Ekhi Busquet e Matthieu Vergote (Parasol Les Seins-Tropez - Matthieu Vergote) non sono un’operazione provocatoria fine a sé stessa, ma un progetto di design che unisce estetica, umorismo e impegno sociale. Per ogni pezzo venduto, 10 euro vengono devoluti alla lotta contro il cancro al seno. Una scelta semplice, concreta, che trasforma l’oggetto in gesto.

Design consapevole e cultura visiva
Questi parasole raccontano qualcosa che, come architetti, ci riguarda da vicino: il valore simbolico della forma, il linguaggio degli oggetti nello spazio pubblico, il potere della ripetizione e dell’immaginario condiviso. Inseriti in un contesto naturale fortemente mediterraneo, con la loro palette di rosa cipria e terracotta, si caricano di un senso estetico caldo, tattile, profondamente umano.
Ma soprattutto, diventano architetture mobili di senso: oggetti capaci di esprimere un’identità collettiva, di raccontare un tema intimo e universale – il corpo femminile e la sua dignità – con ironia e rispetto. In un mondo dove un capezzolo rischia ancora la censura sui social, qui diventa protagonista, senza malizia ma con consapevolezza.

Chi sono Ekhi Busquet e Matthieu Vergote
Ekhi Busquet, designer basca, lavora sul confine tra corpo e oggetto, tra simbolo e materia. Nei suoi progetti emerge una visione femminile forte, lucida, ironica, capace di sfidare le convenzioni senza perdere delicatezza. Il suo linguaggio è minimal ma pieno di riferimenti culturali sotterranei, capaci di aprire conversazioni.
Matthieu Vergote, creativo belga, si muove nel campo della comunicazione visiva con una forza concettuale precisa. Il suo lavoro è spesso attraversato da elementi pop e provocatori, ma sempre inseriti in una strategia comunicativa più ampia, in grado di trasformare oggetti ordinari in statement collettivi.
Insieme, formano un duo progettuale intelligente, che usa il design non come semplice decorazione ma come strumento di attivazione culturale.
L’ombrellone come manifesto

In questo progetto, l’ombrellone smette di essere solo protezione dal sole. Diventa un piccolo manifesto itinerante, un simbolo portatile che dice qualcosa sul corpo, sulla malattia, sulla bellezza, sull’autodeterminazione.
E lo fa con garbo, con ironia, con quella levità intelligente che spesso manca nel dibattito contemporaneo.
Un progetto che, nel suo essere effimero e stagionale, tocca corde profonde e dimostra come il design – anche quello più semplice – possa ancora essere uno strumento politico e poetico.
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